La vita di Nevia Elezovic ha subito una svolta un anno fa quando, una domenica come le altre, su Facebook «trovo un articolo in cui si parla di un migliaio di ragazzi a piedi nudi sul ghiacciodell’inverno di Belgrado a –25 gradi». Il volontariato in qualche modo ha sempre fatto parte della sua vitama, alla vista di quella lunghissima fila di giovani scalzi che aspettavano una razione di cibo, qualcosa ha fatto definitivamente click… «Non potevo starmene con le mani in mano e non avevo intenzione di associarmi a una ONG: dovevomuovermi nel minor tempo possibile, quei piedi scalzi avevano bisogno di scarpe per reggere il freddo ora, non domani», spiega. Acquista un biglietto aereo, mette su Facebook un video dove espone l’urgenza di ricevere fondi per poter acquistare un migliaio di scarpe e, in meno di 4 giorni, raccoglie più di 5’000 franchi. Dall’altra parte Nevia incontra l’Inferno: un’enorme stazione degli autobus storica, con grosse aperture laterali che lasciano passare gelo, offre a malapena un tetto allemigliaia di migranti. Vengono da Siria, Pakistan, Afghanistan e qui tentano di sopravvivere. Hanno deciso di non fermarsi nei campi sperando di riuscire a raggiungere prima l’Europa.
È sera e non si vede nulla perché, per non morire di freddo, bruciano copertoni e affini che liberano un fumo densissimo. «Di cosa hanno bisogno?», chiede Nevia, «Di tutto», è la risposta. «Le ONG non entravano, c’erano solo i Medici Senza Frontiere che non hanno remore e paura di niente e vanno dove c’è più bisogno», aggiunge Nevia. «Era uninferno per loro, che ci dovevano vivere, ma perme scorgere la loro felicità quando qualcuno si interessava a loro, anche solo per scambiarci due parole, è stato molto forte». Nevia rimane lì quattro giorni, aiutata da persone locali, compra e distribuisce più di 300 paia di scarpe, vestiti caldi e altri beni di prima necessità. «Non è qualcosa che ho fatto io, è qualcosa che abbiamo fatto, dalla persona che ha versato 10 franchi a chi mi ha raggiunta a Belgrado, fino all’amico di famiglia chemi ha aperto le porte del suo appartamento e alle commesse adorabili del negozio di scarpe che mi hanno aiutata in mille modi. È stato un circolo virtuoso in cui ognuno ha contribuito». A questo è seguito un altro viaggio con tre furgoni pieni di abiti e cose utili, accumulati nellacasadi Nevia, a cuihannopartecipato altre persone dal Ticino.
Da poco Nevia – che nel frattempo sta facendo un Master in Humanitarian Operations in Emergencies – ha lanciato NO Borders Photography che, attraverso il suo lavoro come fotografa e quello di suo fratello acquisito Israr (un profugo afgano), offre servizi fotografici. «La metà del ricavato va a sostenere le missioni di aiuto umanitario di MAN, l’organizzazione Ma anche noi, che ho fatto nascere questa primavera assieme alla mia famiglia», aggiunge Nevia, che splende di quella luce profonda che solo chi ha vissuto tanto ha. La scarpa rimane, come simbolo di dignità unito a quellodi poter continuare il cammino e giungere, finalmente, in unnuovoluogodapoterchiamarecasa. Il volontario è una persona che conosce il valore del tempo e proprio per questo dedica parte del suo a rendere il mondo un pochino migliore. È qualcuno che crede nel potere di un sorriso, di una mano data senza chiedere nulla in cambio. Il volontario è eroico non perché specialema perché pienamente umano. E il volontario puoi essere naturalmente anche tu.